12 dicembre 2023

Relazione per l’apertura della Fase Sapienziale

  • Premessa

 

Gli orientamenti metodologici per il discernimento della fase sapienziale nelle Diocesi ci suggeriscono di valorizzare quanto emerso dalle sintesi della fase narrativa, cioè dall’ascolto dei gruppi sinodali e dai Cantieri di Betania, e di scegliere quindi i temi da vagliare nel discernimento operativo, attraverso la seguente domanda: Quali sono gli argomenti che più interpellano la nostra Diocesi alla luce dell’ascolto effettuato, dei Cantieri messi in atto e delle sfide presenti nel nostro contesto? Su quali sotto-temi possiamo realisticamente arrivare a proposte concrete di rinnovamento nel tempo di un anno pastorale?[1]

Nei primi due anni del Cammino sinodale è emersa una convinzione precisa: le Chiese in Italia vogliono camminare nell’ottica della “conversione pastorale e missionaria” tematizzata da Papa Francesco; in particolare nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, e approfondita a partire dal Convegno Ecclesiale nazionale di Firenze 2015. Il sentire comune espresso dai credenti nel biennio narrativo impegna le Chiese in Italia a procedere nella promozione di comunità più fraterne e accoglienti, capaci di ascoltare e testimoniare alle donne e agli uomini di oggi il messaggio di salvezza e misericordia incarnato dal Signore Gesù.

La fase sapienziale ha il compito di individuare le scelte possibili, preparare delle proposte da condurre alla fase profetica, comprendere come si attua il consenso dei fedeli e come questo sostiene le scelte dei Pastori, focalizzandosi non su “che cosa il mondo deve cambiare per avvicinarsi alla Chiesa”, ma su “che cosa la Chiesa deve cambiare per favorire l’incontro del Vangelo con il mondo”. Più che formulare giudizi su ciò che gli altri devono fare, occorre dunque in questa nuova fase riflettere su come i discepoli di Gesù possano convertirsi per essere più “sinodali”, cioè per “camminare con” il Signore e con tutti i fratelli e le sorelle: appassionati all’amore reciproco (cf. Gv 13,35) e alla testimonianza di Cristo nel mondo (cf. At 1,8). Il discernimento sarà dunque “operativo”, ossia indirizzato alla conversione personale e comunitaria dei discepoli di Gesù, di noi tutti.

In vista di questa conversione, l’ampio ascolto delle Chiese ha messo in luce problemi e suggerito soluzioni. Il tutto è stato raggruppato in cinque macro-temi, all’interno dei quali sono stati individuati alcuni sotto-temi. I macro-temi, sottoposti all’attenzione della 77ª Assemblea Generale della CEI (22-25 maggio 2023) e all’Assemblea dei referenti diocesani (25-26 maggio 2023), sono:

1) la missione secondo lo stile di prossimità;

2) il linguaggio e la comunicazione;

3) la formazione alla fede e alla vita;

4) la sinodalità permanente e la corresponsabilità;

5) il cambiamento delle strutture.

 

  • I frutti della Assemblea diocesana

 

L’Assemblea diocesana del 23 novembre u.s. (attraverso la viva partecipazione di 73 Parrocchie, 7 Confraternite, 8 Istituti religiosi e 14 realtà laicali, tra Associazioni e Movimenti) ci ha introdotto con chiarezza alla fase sapienziale.

 

La sintesi del cammino diocesano compiuto in questi due anni ne ha compendiato il fulcro:

  • Il primo anno è stato caratterizzato da un ascolto diffuso, attraverso i gruppi sinodali articolati su più livelli di consultazione: Inter-Vicariale; Parrocchiale; Ambienti di Vita e Diocesi. In una totale convergenza con gli esiti nazionali, è emerso con chiarezza che “l’incontro con le persone non va vissuto come un corollario, ma come il centro dell’azione pastorale”, imponendosi con altrettanta evidenza la “necessità che le strutture siano poste a servizio della missione”.
  • Tali premesse hanno motivato, nel secondo anno della fase narrativa, l’avvio del Cantiere dell’Ospitalità e della Casa, in cui è stata messa a tema la verifica della esperienza vissuta attraverso le opere della Caritas ma anche di tutti coloro che, nelle Parrocchie, nelle Confraternite, nelle Associazioni, nei Movimenti laicali e in altre realtà ecclesiali, sono impegnati in esperienze di carità. Di fatto è stata anticipata la proposta che è caldeggiata proprio negli Orientamenti metodologici per il discernimento della fase sapienziale nelle Diocesi; cosicché si è inteso avviare una prima “conversione” delle strutture tentando di rilanciare, non senza fatica, l’operatività del Consiglio Pastorale Diocesano, così anche accogliendo l’espresso invito degli stessi presbiteri a non ridurre gli Organismi di partecipazione a luoghi di ratifica di decisioni già prese.

 

Gli interventi, condivisi in Assemblea all’esito di un più ristretto confronto nei gruppi, pur valorizzando i passi già compiuti, hanno stigmatizzato alcuni punti nodali:

  • È avvertita l’urgenza di recuperare un senso di appartenenza diocesana anche mediante l’attuazione di una pastorale “integrata”, capace di rendere tangibile il coordinamento tra gli Uffici di Curia e le realtà pastorali.
  • È fortemente censurata la difficoltà di rapporto a livello vicariale; per cui sembrano prevalere dinamiche di simpatia umana tra i parroci piuttosto che evidenze di obbedienza e sequela.
  • È auspicata una maggiore attenzione alle criticità esistenziali, soprattutto nelle realtà provinciali.

 

Le conclusioni di Sua Eccellenza, Mons. Miniero, illuminate dalla presentazione della icona sinodale di Emmaus (Lc 24, 15), hanno infine tracciato il solco dei prossimi passi:

  • Dobbiamo renderci conto che il mondo va da un’altra parte; la Chiesa sta invecchiando e sembra non essere più capace di accogliere nessuno.
  • Il nostro impegno è per comunicare il Vangelo e, quindi, per vivere esperienze che possano arrivare al cuore delle persone.
  • È emerso il desiderio di camminare insieme, per essere sempre più diocesani.
  • Abbiamo bisogno di lavorare ancora molto sulla vita ecclesiale, nell’ottica della pastorale integrata.
  • Il discernimento comunitario deve quindi diventare uno stile di vita affinché i nostri occhi si aprano a Cristo che già ci cammina accanto, come avvenne per i due discepoli di Emmaus.
  • Dobbiamo conoscere e costruire insieme quello che facciamo per il bene di tutti coloro che sono nel nostro territorio, senza cedere alla tentazione di vivere la Chiesa come un “circolo privato”.
  • Merita, allora, una particolare attenzione la operatività degli Organismi di partecipazione e di comunione, chiamati a vivere e testimoniare in prima persona l’esperienza della sinodalità.
  • Si tratta di organizzare la speranza”, per far scoprire a tutti la bellezza della fede, senza condannare chi non vive (ancora) questa esperienza umana.

 

  • Il discernimento ecclesiale

 

Muovendo da tali premesse, il discernimento a livello diocesano dovrà modularsi attraverso i seguenti passaggi, le cui scansioni (che di seguito si propongono) sono esemplificate dai già citati Orientamenti metodologici[2]:

 

  1. Scelta del tema

In merito alla scelta del tema, l’intero cammino compiuto a livello diocesano in questi due anni, da ultimo documentato anche attraverso i frutti della Assemblea diocesana del 23 novembre u.s., ha delineato una chiara convergenza verso i due nuclei di cui a nn. 1) La missione secondo lo stile di prossimità e 5) Il cambiamento delle strutture – in particolare nella dimensione pastorale; tanto che, proprio la verifica dell’orientamento missionario delle strutture, aveva già animato la scelta del Cantiere della casa e della ospitalità ed il tentativo di vivificare l’operatività del Consiglio Pastorale Diocesano (CPD).

 

  1. Approfondire il tema scelto[3]

L’approfondimento dei due sotto-temi vedrà il coinvolgimento diretto del CPD, che presiederà tale fase, in cui sarà altresì valorizzato il ruolo delle Vicarie. Sarà quindi programmato un primo incontro durante il quale verranno illustrate le schede operative di riferimento, che saranno poi oggetto di discernimento a livello vicariale.

III. Elaborare proposte[4]

I gruppi di lavoro attivati in ciascuna Vicaria elaboreranno delle proposte operative, che – anche attraverso la partecipazione dei Direttori degli Uffici di Curia – saranno oggetto di un ulteriore discernimento da parte del CPD, così da essere condivise con l’Arcivescovo per l’invio della restituzione diocesana al Comitato nazionale del Cammino sinodale entro il mese di Aprile 2024.

 

  • Proposta operativa

 

Seguendo la metodologia suggerita dalle Linee Guida e dagli Orientamenti metodologici, si propone quindi di valorizzare il ruolo del Consiglio Pastorale Diocesano al fine di sperimentare già in questa Fase sapienziale una nuova operatività sinodale degli Organismi di comunione e partecipazione e degli Uffici di Curia.

 

Durante un primo incontro del CPD allargato alla partecipazione dei Direttori degli Uffici di Curia, da calendarizzare intorno alla metà del mese di gennaio 2024, saranno presentate le schede operative (nn. 1 e 5, di seguito allegate) ed approfondite le modalità per il successivo discernimento a livello vicariale.

Ogni Vicario Foraneo, entro la prima metà del mese di febbraio 2024, avrà quindi cura di organizzare dei gruppi di lavoro, aperti anche al contributo delle Parrocchie e di altri soggetti (ecclesiali ovvero esterni), al fine di elaborare le proposte operative sui due sotto-temi scelti, seguendo la metodologia indicata dalle Linee Guida e dagli Orientamenti metodologici nonché compendiata nelle schede operative.

Nella seconda metà del mese di febbraio 2024, l’Arcivescovo o un suo delegato programmerà uno (o più) incontri tra i Vicari Foranei ed i Direttori degli Uffici di Curia, sempre al fine di elaborare – anche alla luce di quanto emerso dai laboratori vicariali – le proposte operative sui due sotto-temi scelti.

Le rispettive restituzioni saranno infine oggetto di un ulteriore discernimento da parte del CPD allargato entro la fine del mese di marzo 2024, per la elaborazione definitiva delle proposte diocesane che saranno in ultimo vagliate dall’Arcivescovo ed inviate al Comitato nazionale per il Cammino sinodale entro il mese di aprile 2024.

 

I lavori, che condurranno alla elaborazione delle proposte per la Fase profetica, saranno quindi modulati in modo tale da favorire un’esperienza di verifica circolare tra i vari livelli rappresentati nel Consiglio (diocesano, vicariale e parrocchiale) e porre le basi per una conversione sinodale delle strutture (in particolare, degli Organismi di comunione e partecipazione nonché degli Uffici di Curia).

 

 

 

 

 

 

 

SCHEDA 1

LA MISSIONE SECONDO LO STILE DI PROSSIMITÀ

La Chiesa è missionaria per sua natura. La testimonianza quotidiana del Regno ne è la dimensione costitutiva e nasce dall’amore del Padre per il mondo, da lui creato. Come evidenziato nel biennio della fase narrativa, però, troppo spesso questa consapevolezza resta teorica. Ci si muove tante volte su due estremi. Da una parte, si registra la frenesia di portare dentro il maggior numero di persone, purché si conformino a norme e precetti, mentre quanti non si adeguano si sentono lasciati ai margini. Dall’altra, la voglia di mescolarsi con l’umanità, partecipando alla vita civile, sociale, politica ed economica, cede alla tentazione di rivendicare spazi di privilegio e presunte egemonie culturali. Si sente la necessità di comunità capaci di uscire dai propri spazi protetti, dai recinti del “si è sempre fatto così”, per andare incontro all’altro là dove egli si trova, a prescindere dalla sua condizione socio-economica, dall’origine, dallo status legale, dall’orientamento sessuale. Come può e deve la Chiesa farsi prossima a tutti, secondo lo stile del Maestro?

Il tempo di ascolto ha offerto alcune piste di azione che meritano di essere approfondite:

  • fare tesoro e condividere le buone pratiche sperimentate nei Cantieri di Betania;
  • avviare processi di approfondimento sul piano antropologico e teologico per integrare meglio le istanze del rispetto totale per le persone e della loro crescita della verità;
  • promuovere l’impegno attivo nelle questioni vitali di questo momento storico, quali la costruzione della pace, il rispetto per la vita, la famiglia, l’educazione, la cura dell’ambiente, il dialogo con le culture e le religioni, lo sforzo incessante per attenuare le ingiustizie che tagliano fuori dal sistema milioni di fratelli e sorelle: poveri, ammalati, anziani, disabili fisici e psichici;
  • fare dell’ascolto rispettoso, aperto all’altro, accogliente, la cifra distintiva dell’atteggiamento ecclesiale, sottraendosi alla polarizzazione imperante.

Alcune domande per il discernimento:

  • Che cosa dobbiamo cambiare, quali spazi, quali modalità e quali forme possiamo immaginare perché nelle nostre comunità quanti sono ai margini non si sentano solo destinatari del nostro annuncio e beneficiari delle differenti attività pastorali, ma interlocutori attivi e responsabili, con diritto di parola e di azione?
  • Come si può agire per non far sentire fuori dalla comunione ecclesiale le persone che si trovano in situazioni esistenziali che per tante ragioni le fanno sentire emarginate?
  • Quali sono i nodi principali che facciamo fatica ad affrontare? Si è fatto abbastanza dopo Amoris Laetitia per accompagnare, discernere e integrare?

Potrebbero essere utili degli orientamenti pastorali nazionali su questi temi? Quali approfondimenti teologici o antropologici sarebbero necessari?

  • Come dare più centralità alle questioni che in questo tempo storico maggiormente interpellano la società nella pastorale ordinaria delle Diocesi e delle parrocchie? Quali cambiamenti sono auspicabili nell’organizzazione della vita pastorale per dare spazio a tali temi? Quale può essere l’apporto specifico di laici, associazioni e movimenti?
  • Da alcuni anni sono state avviate in diverse realtà esperienze di comunità o unità pastorali. In che modo queste esperienze stanno incidendo nella vita della Chiesa locale? Quali sono le difficoltà maggiori che chiedono di essere affrontate? Quali i punti di forza che vanno emergendo? Che cosa possono imparare tutte le Chiese che sono in Italia da queste esperienze?

Testi biblici consigliati:

Mt 13,1-9.18-23; Lc 10,1-9.

Testi conciliari consigliati:

Discorso di Papa Giovanni XXIII in occasione della solenne apertura del

Concilio Ecumenico Vaticano II (4.1-4), 11 ottobre 1962;

Costituzione Gaudium ed Spes, nn. 1 e 4;

Costituzione Lumen Gentium, n. 16;

Decreto Ad Gentes, n.5

 

 

 

 

 

 

 

 

SCHEDA 5

IL CAMBIAMENTO DELLE STRUTTURE

Nel biennio di ascolto è emersa la necessità della verifica delle strutture, legata all’esigenza di rimettere al centro delle comunità l’annuncio e la missione. Per favorire l’incontro del Vangelo con il mondo, infatti, le strutture ecclesiali devono mantenere la loro funzione di strumenti e risorse evitando, al contrario, di diventare pesi e ostacoli. La cornice complessiva entro cui condurre il discernimento su questa area tematica è quella indicata da papa Francesco in Evangelii Gaudium: «Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’auto-preservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie» (n. 27).

All’interno di questo ambito tematico figurano tre sotto-temi:

  • le strutture materiali (chiese, canoniche, centri culturali, strutture educative e assistenziali…);
  • le strutture amministrative (forme, figure, strumenti della gestione…);
  • le strutture pastorali (parrocchie, unità e comunità pastorali, uffici di curia …).

Alcune domande per il discernimento

  • La gestione dei beni materiali è molto impegnativa: quali competenze occorre formare? Quali passi sono necessari per mettere in atto anche in questo campo un vero stile sinodale? Come ridurre il peso burocratico dell’amministrazione di questi beni che spesso ricade sulle spalle dei presbiteri? Quali sono gli interventi prioritari che si possono configurare anche a livello normativo per raggiungere questi obiettivi?
  • Le strutture amministrative delle Chiese sono al centro di molti cambiamenti e nuove reti di presenza pastorale: quali apprendimenti e quali orientamenti emergono dall’esperienza delle unità/comunità pastorali o dall’unioni di più parrocchie sotto la guida di un parroco? In che modo far progredire l’istituzione e la formazione di nuove figure e ministerialità, per esempio gli animatori di comunità senza presbiteri residenti e le equipe ministeriali? Quali buone prassi in atto sono replicabili e quali nuove proposte andrebbero sperimentate e approfondite?
  • Come ripensare le strutture pastorali, mettendo al centro la cura della vita spirituale? Quali cambiamenti attuare nella pastorale ordinaria di Diocesi e parrocchie per mettere al centro l’annuncio del Vangelo? Come passare da una “pastorale degli eventi” a una pastorale che accompagni la vita delle persone, nei suoi diversi passaggi e nelle sue variegate situazioni? Per raggiungere questi obiettivi, quali cambiamenti sono necessari nell’organizzazione tradizionale dei settori pastorali della parrocchia (catechesi, liturgia e carità) e nell’organizzazione degli uffici di curia?

Testi biblici consigliati: Lc 12,13-32; At 3,1-10.

Testi conciliari consigliati:

Costituzione Lumen Gentium, n. 8;

Decreto Unitatis Redintegratio, n. 6.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1] Cfr. Orientamenti metodologici per il discernimento della fase sapienziale nelle Diocesi, p.4

[2] Cfr. Orientamenti cit., pagg. 4 e ss., i cui contenuti sono compendiati nelle note successive.

[3] Nella fase dell’approfondimento, il Consiglio Pastorale Diocesano riprenderà le sintesi dell’ascolto diocesano nella fase narrativa sul tema scelto. Nella programmazione va deciso se e come un ulteriore ascolto allargato possa essere utile alla comprensione della questione da parte del CPD o di altri soggetti ecclesiali, interpellando i gruppi sinodali sulle domande specifiche del tema scelto. Potrebbe essere possibile, inoltre, invitare i Consigli pastorali parrocchiali a fare un cammino simile di discernimento ecclesiale sul tema scelto e accogliere le loro restituzioni.

Nell’approfondimento è auspicabile pensare ad un contributo di esperti (teologi, biblisti, pastoralisti, pedagogisti e altri), per chiarire le questioni e ipotizzare possibili scelte; parimenti, è bene preparare i membri del CPD con lo studio di alcuni testi magisteriali sul tema (qualche riferimento è fornito di seguito nelle Schede tematiche).

È utile costituire gruppi di lavoro o commissioni che lavorino alla bozza di un testo scritto, frutto del discernimento ecclesiale, da sottoporre nel passaggio successivo all’approvazione del CPD (cf. Linee Guida, pp. 22-24).

È possibile articolare i lavori sia attraverso momenti assembleari, sia utilizzando il metodo della conversazione nello Spirito più adatto al lavoro nei gruppi, sottolineando la centralità della preghiera, dell’ascolto della Parola e dell’ascolto dei fratelli (cf. Linee Guida, pp. 22-24). A questo proposito l’esperienza dei referenti e delle equipe sinodali può essere utile per la facilitazione dell’assemblea e dei gruppi di lavoro.

[4] Dopo aver scelto e approfondito il tema, si possono avanzare proposte operative da offrire al discernimento dei Pastori, tenendo insieme competenza, creatività e realizzabilità delle proposte e specificando i passi necessari perché si possano concretizzare. A tal fine il gruppo di lavoro incaricato dell’elaborazione delle proposte deve tenere conto di quanto emerso nella fase narrativa e dal dialogo tra i membri e gli esperti. In questo passaggio si chiede: Quali sono, sul tema scelto, i “ponti” percorribili che collegano i sogni condivisi di una Chiesa più evangelica con la loro praticabilità? Quali resistenze bloccano l’apertura di questi cammini? Quali sono le scelte concrete e possibili che accompagnano i passaggi dalla prassi pastorale attuale a quella desiderata?

Le proposte del gruppo di lavoro vengono sottoposte al discernimento ulteriore del CPD e si verifica su quale o quali di queste può maturare un consenso dell’assemblea. Queste proposte possono riguardare sia il livello diocesano che quello nazionale. Quando un consenso è raggiunto, le proposte sono consegnate nelle mani del Vescovo che le legittima secondo il suo giudizio autorevole, tenendo in considerazione, in uno spirito sinodale di comunione ecclesiale, quanto viene deciso a livello nazionale e universale. Al Vescovo è affidata la responsabilità di implementare le proposte e le scelte che interessano la Chiesa locale. Le proposte maturate nella Diocesi sono inviate al Comitato nazionale del Cammino sinodale (aprile 2024), contribuendo così al discernimento e alle scelte del Cammino sinodale delle Chiese in Italia (per la fase profetica).