Assemblea diocesana del 25 novembre 2022

I Cantieri di Betania: riflessioni e proposte

Saluto Sua Eccellenza Reverendissima, Monsignor Filippo Santoro, Arcivescovo Metropolita, i Sacerdoti e tutti i partecipanti a questa Assemblea Diocesana.

Il lavoro di oggi  costituisce un approfondimento per il cammino pastorale iniziato, alla luce delle tre parole:  amicizia, sinodalità, Chiesa sacramento per il mondo.

Per il tema I Cantieri di Betania, il riferimento è il testo di Luca – l’incontro di Gesù con Marta e Maria – solo per creare il contesto della riflessione, senza un approfondimento esegetico.

 

«38Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti. 41Ma il Signore le rispose: Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,38-47).

Di questo testo, cogliamo ciò che ha attinenza con il nostro itinerario pastorale, guidati dall’esperienza dell’amicizia, vivendo la sinodalità, divenendo Chiesa-sacramento per il mondo.

Luca narra l’incontro di Gesù con Marta e Maria dopo il  comandamento dell’amore (cf 10,23-28) e la parabola del samaritano (cf 10,29-37) per descrivere la sua vicinanza alla gente: è lo scenario della  strada e del villaggio. Lo stile di Gesù è il modello paradigmatico per la missione della Chiesa.

L’ospitalità che Marta gli riserva, testimonia che la missione è annuncio, ma anche accoglienza, amicizia, dialogo.  Maria, ai piedi di Gesù – con atteggiamento di abbandono – ascolta la sua parola. Stare con Gesù è la fonte della spiritualità, della comunione con lui e della sinodalità, stile di ogni discepolo missionario.

Mentre Maria ascolta, Marta è presa dalle faccende domestiche: due atteggiamenti non alternativi, ma integrativi;  è necessario agire con la forza che viene da una intensa vita interiore, fatta di preghiera e ascolto. É la logica della contemplazione e dell’azione.  La scelta spirituale di Maria porta nei doveri quotidiani la gioia e la forza della comunione con Gesù.

La strada e il villaggio,  l’accoglienza,  l’amicizia,  la spiritualità, la contemplazione e l’azione rappresentano gli ambiti e le esperienze da realizzare nel nostro cammino.

Alla luce di questo scenario, sono stati pensati i Cantieri di Betania.

I cantieri di Betania

 I  Cantieri di Betania. Prospettive per il secondo anno del Cammino sinodale   è il Documento  CEI in cui sono presenti i risultati pervenuti dalle Diocesi nella prima fase del cammino. Il termine cantiere,  evoca le opere in atto in ogni ambito lavorativo e fa pensare ad un ambizioso progetto da realizzare. L’icona biblica di Betania delinea tre ambiti che sono, appunto,  i tre cantieri proposti nel Documento CEI. Va da sé che essi debbano essere realizzati nella nostra vita quotidiana e la proposta deve entusiasmarci, individuando gli ambiti operativi nei quali maggiormente possiamo impegnarci. I cantieri sono:

  • il cantiere della strada e del villaggio – rappresentato dallo stile di Gesù;
  • il cantiere dell’ospitalità e della casa – suggerito dall’accoglienza riservata a lui nella dimora delle sorelle;
  • il cantiere delle diaconie e della formazione spirituale – interpretato dalle persone che abitano in quella casa.

Già ciò che stiamo vivendo in questa Assemblea può essere considerato un cantiere in quanto qui possiamo idealmente progettare tutti i cantieri che scaturiranno dalle riflessioni, dalle proposte e da quanto è contenuto nelle relazioni  parrocchiali e  vicariali che sono pervenute.

Nel Documento CEI, dopo la presentazione di ogni cantiere, vi è una domanda di fondo a cui ne seguono altre esplicative alle quali le risposte saranno date da me, in modo sintetico,  sotto forma di proposte operative, che motiveranno il confronto e le scelte concrete nella nostra vita pastorale.

All’interno dei tre cantieri, ogni proposta potrebbe diventare un cantiere a sé nelle nostre comunità.

  1. Il cantiere della strada e del villaggio

É quello della prossimità, vissuto da Gesù che ha incrociato tante persone non nei palazzi o nella sontuosità del Tempio, ma per strada, nelle piazze, sulla riva del mare, con significativi incontri e relazioni profonde.  Dal suo esempio, si è entusiasmati ad uscire e frequentare i medesimi luoghi  per allestire i cantieri del bene. Strada  e villaggio non sono ambienti anonimi o di passaggio, ma luoghi vitali di incontro e di realizzazione dei nostri progetti.

Il cantiere della strada e del villaggio esige di ascoltare  i diversi “mondi” in cui i cristiani vivono e lavorano: il mondo delle povertà, della fragilità; il mondo della cultura (scuola, università e ricerca), delle religioni, delle arti e dello sport, della comunicazione, dell’econo­mia, del lavoro, dell’imprenditoria, dell’impegno politico e socia­le, delle istituzioni civili e militari, del volontariato e del Terzo settore. Questo aspetto è molto presente nella maggior parte delle relazioni pervenute.

Per realizzare questo cantiere sinodale, va affrontata la questione dei lin­guaggi, spesso difficili da decodificare da parte degli adulti, ma familiari ai giovani.

Domanda di fondo: come il nostro “camminare insieme” può creare spazi di ascol­to reale della strada e del villaggio?

Proposte

 Per creare spazi e allargare il raggio di ascolto della strada e del villaggio, bisogna acquisire mentalità e stile specifici di ascolto – come molti  hanno suggerito negli incontri parrocchiali – orientandosi verso le famiglie povere e disagiate, verso i malati; recandosi nei luoghi in cui ragazzi e giovani vivono, per incontrarli e fare loro la proposta cristiana, più che aspettare che siano loro a venire in chiesa, cambiando mentalità e prassi pastorale.

Nella Vicaria Taranto-Nord è sottolineata l’urgenza dell’educazione dei bambini e della lotta alla illegalità ed è stata evidenziata la necessità di impegnarsi per il recupero del Cento storico (Città vecchia), sia in senso urbanistico che morale, sociale e religioso. Una particolare attenzione è richiesta per il settore del mare e le attività della pesca, come anche per il rione Tamburi che soffre per la presenza della grande industria nelle immediate vicinanze.

Questi cantieri, se non sono già aperti, è necessario attivarli.  Sono molte le categorie che vivono particolari forme di disagio sociale (disoccupati, immigrati, senza casa, ecc): sono le situazioni che maggiormente preoccupano i parroci e gli operatori Caritas, come è stato da molti sottolineato.  Le Aggregazioni laicali, oltre all’attenzione ai luoghi e alle categorie presenti in altre relazioni, sollecitano la presenza cristiana nella Casa circondariale e un particolare impegno per l’affido e l’adozione dei minori alle caritas parrocchiali.

Importante è l’ascolto del mondo della scuola e dell’universi, dove si incontrano persone che, altrimenti, la Chiesa ignorerebbe.  A questo cantiere possono guardare coloro che operano  nel settore, potenziando anche la Pastorale giovanile. Una delle urgenze è rimodulare i linguaggi ecclesiali; pur conservando le forme tradizionali, si tenga conto che molte persone, dai fanciulli agli adulti, fanno uso di linguaggi multimediali. Va evitato il rischio di farsi capire solo dagli addetti ai lavori e va adattato creativamente il metodo della “conversazione spirituale”, attivando processi di condivisione, di ascolto,  passando dallio” al noi per rendere chiara la fase narrativa del Cammino sinodale, considerandosi un dono gli uni per gli altri, in ascolto dello Spirito Santo che parla nella vita delle persone. Fondamentale, come suggeriscono le Vicaria di Martina Franca e di Crispiano-Statte, è l’atteggiamento di ascolto affinché gli altri si sentano accolti e considerati.

  1. Il cantiere dell’ospitalità e della casa

 L’ospitalità è da riservare sia ai soli vicini che ai lontani, dal momento che il mondo viene in casa nostra. Le comunità, per essere attraenti, devono prendere come modello la casa di Marta e Maria che accolgono Gesù. In diversi gruppi è emerso questo auspicio. Nei primi secoli, ma anche oggi, dove i battezzati sono pochi, l’esperienza cristiana ha una forma domestica vissuta nella fraternità, senza chiusure e senza spazi riservati; essa trasmette quanto si sperimenta all’interno e accoglie il mondo esterno con i suoi interrogativi e le sue speranze. Formazione personale e comunitaria, partecipazione e corresponsabilità di tutti i membri della comunità, contemplazione e azione  sono state auspicate dalle Vicarie di Pulsano e San Giorgio Ionico. La Vicaria di Talsano ha parlato contemplAttività che trasforma il credente in discepolo.

In questi mesi, la casa è stata riscoperta come Chiesa domestica, a danno della partecipazione alla liturgia e alla catechesi per cui bisogna tornare, attraverso il cantiere dell’ospitalità, della creatività di una vita ecclesiale che entusiasmi, a costruire incontri comunitari fraterni. In tutte le relazioni – specialmente in quella di Paolo VI –  è stata manifestata la volontà e l’impegno per la ripresa del cammino ordinario nella vita parrocchiale con le catechesi, la partecipazione alla liturgia, alla vita sacramentale e agli incontri programmati. Questo cantiere si può aprire promuovendo il decentramento pastorale, per una presenza diffusa sul territorio, curando con interesse e responsabilità anche la casa comune (cf. Laudato si’), cercando nuove vie di evangelizzazione, come è sottolineato nella relazione della Vicaria Taranto-Borgo.

Nell’ambito del cantiere sinodale si potrà promuovere un rilancio degli organismi di partecipazione (specialmente i Consigli pastorali e degli affari economici), perché siano luoghi di autentico discernimento comunitario, di rea­le corresponsabilità e non solo di dibattito e organizzazione.

Domanda di fondo: come possiamo “camminare insieme” nella corresponsabilità?

Proposte

 La vita va resa meno problematica: le strutture siano fruibili da tutti, per le finalità educative, di socializzazione,  al servizio della missione e non usate solo per esigenze interne, condivise con le parrocchie che ne sono prive.  Va snellita la burocrazia e meglio disciplinata, a partire dalla pletora di documenti a volte inutili  (domande, permessi, nulla osta, certificati di idoneità, appartenenza alla parrocchia, passaggi vari per sacramenti ed altro); si favorisca l’incontro immediato con le persone senza passare attraverso le segreterie per incontrare il parroco. Non sia discriminato nessuno a motivo della partecipazione o meno alla vita parrocchiale, della natura o tendenza sessuale, della scelta matrimoniale (canonica o civile in tutte le forme, ecc). Bisogna entrare nei villaggi nuovi – come suggerisce la Vicaria di Grottaglie-Montemesola – per aprirsi alle diversità, camminando con Cristo. Gli uomini e le donne del nostro tempo chiedono accoglienza, ascolto e valorizzazione nella Chiesa. Gli organismi di partecipazione siano più efficienti, con idee e programmi, con la condivisione e la corresponsabilità nelle scelte  e nella  realizzazione. A questo proposito, nella  Vicaria Taranto Sud, si è sottolineata l’esperienza dell’amicizia – in linea con il programma dell’Arcivescovo – da vivere con un fare donativo che scaturisce dall’amore.

Il tema  dell’ospitalità  ci sollecita a chiederci se vi sia entusiasmo nel realizzare il cantiere permanente dell’accoglienza dei poveri della città e dei comuni della Diocesi;  se vi sia disponibilità a sostenere il cantiere del Centro notturno per i senza fissa dimora o a curare il cantiere dell’accoglienza dei profughi che approdano nel nostro porto.

  1. Il cantiere delle diaconie e della formazione spirituale

Ambizione e arrivismo, sia nella Chiesa che fuori,  non devono prevalere sulla categoria del servizio che caratterizza l’intera esistenza di Gesù (Mc 10,45).

Nel Documento si parla di diaconie poiché il servizio ha una molteplicità di espressioni e va cantierizzato  nella vita quotidiana come stile del cristiano e della comunità credente.

 L’accoglienza da parte delle due sorelle fa sentire a Gesù l’affetto, gli offre ristoro e ritempra il cuore – con l’atteggiamento di  ascolto da parte di Maria –  e ritempra il corpo con il servizio offerto da Marta, rimproverata dolcemente per non aver inserito il servizio nel contesto dell’ascolto. Per questo, Papa Francesco ricorda che, a volte, le comunità cristiane sono affette da “martalismo” (eccessivo fare); quando invece il servizio si coniuga con l’ascolto, allora si ha tempo per ricevere l’ospite e ascoltarlo. Il servizio necessita, dunque, di radicarsi nell’ascolto della Parola del Maestro (“la parte migliore”; Lc 10,42) – e anche nell’ascolto degli altri, per vivere la sinodalità.

Il cantiere delle diaconie e della formazione spirituale abbraccia l’ambito dei servizi, dei ministeri ecclesiali e della preparazione ad essi; il pensiero va in particolare al sostegno del Seminario e dei seminaristi che si formano alla vita sacerdotale.  Il primo obiettivo di questo cantiere sarà  quello di riconnettere la diaconia con la sua radice spirituale, per vivere la “fraternità mistica, contem­plativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano” (Evangelii Gaudium 92). I ministeri istituiti, il ministero della consolazione, il ministero straordinario della comunione esigono risposte e disponibilità, ma vanno vissuti come servizio e non come forma mondana di protagonismo. Questo è un cantiere da aprire con urgenza, pensando alla promozione delle vocazioni e dei ministeri, alla formazione dei laici e alla vita consacrata. Preziosa è la presenza dei Religiosi e delle Religiose sia di vita apostolica che delle claustrali.

La centralità delle figure di Marta e Maria richiama poi esplicitamente il tema della correspon­sabilità femminile all’interno della comunità cristiana,  altro possibile cantiere!

Domanda di fondo: come possiamo “camminare insieme” nel riscoprire la radice spirituale (“la parte migliore”) del nostro servizio?

Proposta

 Il punto di partenza è il ritorno alla fonte a cui attingere le energie: l’Eucaristia, la preghiera, la Parola di Dio come si fa in tante parrocchie, associazioni, gruppi e movimenti, ma è necessario dare a queste forme una struttura più solida e costante.  Tutti i ministeri sono apprezzati soprattutto quelli che portano accanto alla persona sofferente, nelle famiglie e nelle strutture, pubbliche o private: si pensi al nostro Centro notturno,  alle case di riposo o ai luoghi di degenza dove è necessario essere presenti. La ministerialità della Chiesa si esprime in tante forme,  ma è urgente potenziare:

– il ministero della consolazione accanto al mondo della sofferenza (vi sono RSA nella quali qualcuno potrebbe almeno portare la santa Comunione sistematicamente, ecc.);

– il ministero della carità per il crescente numero dei poveri, affiancando i parroci, potenziando i centri di ascolto per le famiglie in difficoltà. Un delicato servizio in questi ambiti è svolto dalle Religiose sul campo, mentre le claustrali danno il loro sostegno con le preghiera.

La parrocchia, ad esempio, non può trasformarsi in un centro sociale dove si fa soltanto, ma va considerata principalmente come comunità eucaristica. Le forme di martalismo non vanno demonizzate, ma vissute nel contesto dell’ascolto,  della preghiera, della vita sacramentale e delle relazioni che nascono in modo spontaneo per cui sarà sufficiente considerare seriamente quelle che ogni giorno ci è dato di vivere. In molte relazioni è stata sottolineata l’urgenza della formazione dei laici per assumere ruoli non tanto di collaborazione, quanto di corresponsabilità, vivendo in modo pieno il Battesimo.

Nella relazione del Vicariato Orientale I, si lamenta la difficoltà, a volte, di trovare chiese aperte e sacerdoti disponibili per confessioni o direzione spirituale, necessari per il cammino di formazione dei laici. Nel Vicariato Orientale II si sottolinea la necessità di tornare a Cristo, Via Verità e Vita per costruire insieme il cammino di Chiesa.

Conclusione

Con la riflessione e le indicazioni  proposte dal Documento CEI e contenute nelle relazioni delle nostre parrocchie, associazioni, gruppi e movimenti, possiamo impegnarci nella realizzazione delle linee del nostro cammino pastorale potenziando l’esperienza dell’amicizia, camminando insieme rendendo concreta la sinodalità della Chiesa diocesana che, attraverso l’apertura dei cantieri indicati,  si manifesta sacramento per il mondo.

In questo modo, ci auguriamo che i cantieri di Betania diano origine a tanti altri  cantieri nella Chiesa di Taranto.

Taranto, 25 novembre 2022.

Mons. Alessandro Greco

APPENDICE

Nel Documento CEI, dopo ognuno dei tre cantieri, vi è la domanda di fondo; vi sono poi altre domande a cui ho risposto, in modo sintetico,  con le proposte.

Il cantiere  della strada e del villaggio

  1. Quest’anno verso quali ambienti vitali possiamo allargare il raggio del nostro ascolto, apren­do dei cantieri?
  2. Quali differenze e minoranze chiedono una specifica attenzione da parte delle comunità cristiane? Cosa comporterà per la Chiesa assumere queste attenzioni? Di quali linguaggi dobbiamo diventare più esperti? Come possiamo imparare una lingua diversa dall’“ecclesialese”? Come comunità ecclesiale, da quali attori o gruppi sociali possiamo imparare o avere impa­rato qualcosa?
  3. Come possiamo adattare il metodo della conversazione spirituale ai diversi ambiti della vita sociale e civile?

Il cantiere dell’ospitalità e della casa

  1. Quali funzioni e impegni sono davvero necessari all’evangelizzazione e quali sono solo vòlti a conservare le strutture? Quali delle nostre strutture si potrebbero snellire per servire meglio l’annuncio del Vangelo?
  2. Che cosa chiedono gli uomini e le donne del nostro tempo, per sentirsi “a casa” nella Chiesa?
  3. Quali passi avanti siamo disposti a fare, come comunità cristiane per essere più aperte, ac­coglienti e capaci di curare le relazioni? Esistono esperienze ospitali positive per ragazzi, giovani e famiglie (ad es. l’oratorio)? Che consapevolezza abbiamo nelle comunità cristiane di essere diocesi, Chiesa locale? Quale autorità, tra funzione consultiva e deliberativa, si è disposti a riconoscere agli orga­nismi di partecipazione ecclesiale nell’esercizio della comune vocazione battesimale? In quale direzione andrebbero riformati? Che cos’è che aiuta a vivere l’esperienza cristiana nelle case e cosa servirebbe per essere aiu­tati a viverla meglio?

Il cantiere delle diaconie e della formazione spirituale

  1. Come possiamo evitare la tentazione dell’efficientismo affannato o “martalismo”, innestan­do il servizio dell’ascolto di Dio e del prossimo? Esistono esperienze positive in merito? Che cosa può aiutarci a “liberare” il tempo necessario per avere cura delle relazioni?
  2. Come coinvolgere le donne e le famiglie nella formazione e nell’accompagnamento dei pre­sbiteri?
  3. Quali esperienze di ascolto della Parola di Dio e crescita nella fede possiamo condividere (gruppi biblici, incontri nelle case, lectio divina, accompagnamento spirituale di singole e coppie, processi formativi a tutti i livelli…)?
  4. Quali sono i servizi e i ministeri più apprezzati e quelli che si potrebbero promuovere nella nostra comunità cristiana? E ancora: quale spazio rivestono o possono rivestire nelle comu­nità cristiane le persone che vivono forme di consacrazione e di vita contemplativa?