tra il 10 ed il 29 gennaio 2022
1) Ascoltare (domanda n. 2 del questionario generale)
L’ascolto è il primo passo, ma richiede di avere mente e cuore aperti, senza pregiudizi. Verso chi la nostra Chiesa locale è “in debito di ascolto”? In che modo Dio ci sta parlando attraverso voci che a volte ignoriamo? Quali sono le realtà che facciamo più fatica ad ascoltare? Come vengono ascoltati i laici, in particolare giovani e donne? Come integriamo il contributo di consacrate e consacrati? Che spazio ha la voce delle minoranze, delle persone emarginate e degli esclusi? Come riusciamo ad ascoltare le persone che hanno una storia di migrazione? Come riusciamo ad ascoltare chi si sente ai margini perché vive situazioni familiari difficili? Come riusciamo ad ascoltare chi ha un credo religioso diverso dal nostro? Come ascoltiamo il contesto sociale e culturale in cui viviamo? Come vengono ascoltati quanti sono impegnati a diverso livello nel mondo della cultura, dell’educazione, dell’economia, della politica, quanti lavorano per la costruzione di un mondo più giusto? Quanto nel nostro lavoro insieme sappiamo ascoltarci veramente? Quali sono gli ostacoli maggiori per realizzare un ascolto autentico?
2) Prendere la parola (domanda n. 3 del questionario generale)
Tutti sono invitati a parlare con coraggio e parresìa, cioè integrando libertà, verità e carità. Come promuoviamo all’interno della nostra Chiesa uno stile comunicativo libero e autentico, senza doppiezze e opportunismi? Le nostre Comunità riescono ad essere luogo dove tutti prendono la parola e dove la comunicazione è segnata dalla franchezza e dallo stile del discernimento? Cosa permette o impedisce di parlare con coraggio, franchezza e responsabilità? Quanto e come riusciamo a parlare di quello che ci sta a cuore in ordine alle questioni della vita della Chiesa e della vita del territorio che condividiamo con tutti? Come riusciamo a comunicare quanto viene affrontato e discusso nei nostri incontri? Come funziona il rapporto con il sistema dei media (non solo quelli cattolici)? Chi parla a nome della comunità cristiana e come viene scelto?
3) Dialogare nella Chiesa e nella società (domanda n. 6 del questionario generale)
Il dialogo è un cammino di perseveranza, che comprende anche silenzi e sofferenze, ma capace di raccogliere l’esperienza delle persone e dei popoli. In che misura i nostri organismi ecclesiali sono contesti di dialogo? Quanta attenzione viene posta all’esercizio dello stile del dialogo? Come vengono affrontate le divergenze di visione, i conflitti, le difficoltà? Come promuoviamo il confronto e la collaborazione tra di noi? Come possiamo promuovere attraverso il nostro lavoro uno stile di Chiesa che dialoga e impara da altre istanze della società: il mondo della politica, dell’economia, della cultura, la società civile, i poveri…? Sappiamo della presenza sul territorio di comunità di differente tradizione religiosa? E quanto ce ne occupiamo? Quali relazioni possiamo costruire? Quali esperienze di dialogo e di impegno condiviso portiamo avanti con credenti di altre religioni e con chi non crede? A quali problematiche specifiche della Chiesa e della società dovremmo prestare maggiore attenzione?
4) Dialogare con le altre Confessioni cristiane (domanda n. 7 del questionario generale)
Il dialogo tra cristiani di diversa confessione, uniti da un solo battesimo, ha un posto particolare nel cammino sinodale. Conosciamo le comunità cristiane presenti sul territorio? Quali relazioni abbiamo con membri di altre tradizioni e denominazioni cristiane? Quali ambiti riguardano? Come possiamo compiere il prossimo passo per fare progressi nel nostro camminare insieme? Quali frutti abbiamo tratto fino ad ora da questo “camminare insieme”? Quali le difficoltà? In che modo il tempo che stiamo vivendo può essere occasione propizia per rafforzare lo stile ecumenico?