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La nostra Chiesa locale, in questi anni, ha senz’altro accolto l’invito dello Spirito Santo e non si è sottratta alla sfida del cammino sinodale. Ne ha sperimentato tutta la fatica ma ha anche gustato appieno la bellezza di riscoprire l’unità della compagnia abitata dalla presenza del Mistero.

Proprio perché questa esperienza ci ha proposto un cammino, il passo non è stato lo stesso per tutti e non sono nemmeno mancate soste, riprese e cadute. Soprattutto nella fase dell’avvio, ad esempio, i contributi pervenuti dalle Parrocchie sono stati inferiori rispetto a quelli attesi, ma tutti coloro che hanno espresso il proprio “sì”, vincendo ogni inziale scetticismo, hanno potuto invece documentare la profondità del proprio coinvolgimento e lo stupore di fronte ai frutti spesso inattesi.

L’ascolto diffuso ed il discernimento comunitario stanno motivando la riscoperta della vocazione battesimale e, quindi, della responsabilità di ciascuno nell’accogliere e vivere l’Unità della Chiesa “perché il mondo creda”. Così stiamo facendo sempre più nostro il richiamo espresso dal Santo Padre durante la Veglia Ecumenica vissuta il 30 settembre 2023, in occasione della apertura della Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, allorquando ha esortato ciascuno a seminare i doni elargiti dallo Spirito Santo, nella certezza che Dio solo dona la crescita (Cfr 1 Cor 3,6) e di accogliere il dono dell’unità come Cristo la vuole, con i mezzi che Lui vuole, non come frutto autonomo dei nostri sforzi e secondo criteri puramente umani.

 

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A conclusione di questo triennio, che ha già innescato un prezioso processo partecipativo nelle nostre comunità, si condivide di seguito la Restituzione diocesana redatta sul modello proposto dal Comitato nazionale e si esprime al contempo profonda gratitudine per l’esperienza di fede che siamo chiamati a vivere.

 

  • IN COLLEGAMENTO CON LA FASE NARRATIVA

L’intero cammino compiuto a livello diocesano negli anni dedicati alla fase narrativa, documentato anche attraverso i frutti della Assemblea diocesana “tematica” del 23 novembre 2023, ha delineato una chiara convergenza verso i due nuclei declinati nelle Linee guida per la fase sapienziale ai nn:

  1. La missione secondo lo stile di prossimità

1 a. Ascolto, incontro, misericordia

1 b. Impegno dei laici; ambienti di vita; partecipazione e bene comune

1 c. Contributo alla costruzione di una cultura dell’incontro

e

  1. Il cambiamento delle strutture – in particolare nella dimensione pastorale

tanto che, proprio la verifica dell’orientamento missionario delle strutture, aveva già animato la scelta del Cantiere della casa e della ospitalità ed il tentativo di vivificare l’operatività del Consiglio Pastorale Diocesano (CPD).

 

Il primo anno era stato caratterizzato da un ascolto diffuso, attraverso i gruppi sinodali articolati su più livelli di consultazione: Inter-Vicariale; Parrocchiale; Ambienti di Vita e Diocesi. In una totale convergenza con gli esiti nazionali, era emerso con chiarezza che “l’incontro con le persone non va vissuto come un corollario, ma come il centro dell’azione pastorale”, imponendosi con altrettanta evidenza la “necessità che le strutture siano poste a servizio della missione”.

Tali premesse hanno motivato, nel secondo anno della fase narrativa, l’avvio del Cantiere dell’Ospitalità e della Casa, in cui è stata messa a tema la verifica della esperienza vissuta attraverso le opere della Caritas ma anche di tutti coloro che, nelle Parrocchie, nelle Confraternite, nelle Associazioni, nei Movimenti laicali e in altre realtà ecclesiali, sono impegnati in esperienze di carità. Di fatto era stata anticipata la proposta operativa poi caldeggiata proprio negli Orientamenti metodologici per il discernimento della fase sapienziale nelle Diocesi; cosicché si è inteso avviare una prima “conversione” delle strutture tentando di rilanciare, non senza fatica, l’operatività del Consiglio Pastorale Diocesano, così anche accogliendo l’espresso invito degli stessi nostri presbiteri a non ridurre gli Organismi di partecipazione a luoghi di ratifica di decisioni già prese.

 

Gli interventi dei partecipanti alla citata Assemblea diocesana[1], con cui si è dato l’avvio alla fase sapienziale, hanno stigmatizzato, all’esito di un più ristretto lavoro di discernimento nei gruppi, alcuni punti cruciali per il cammino in atto:

  • Si è riscontrata l’urgenza di recuperare un senso di appartenenza diocesana anche mediante l’attuazione di una pastorale “integrata”, capace di rendere tangibile il coordinamento tra gli Uffici di Curia e le realtà pastorali.
  • È stata fortemente censurata la difficoltà di rapporto a livello vicariale; per cui sembrano prevalere dinamiche di simpatia umana tra i parroci piuttosto che evidenze di obbedienza e sequela.
  • Si è auspicata una maggiore attenzione alle criticità esistenziali, soprattutto nelle realtà comunali più periferiche.

 

In quello stesso contesto, le conclusioni dell’Arcivescovo Metropolita, S. E. Mons. Ciro Miniero, illuminate dalla presentazione della icona sinodale di Emmaus (Lc 24,13-35), hanno infine tracciato il solco dei successivi passi attraverso l’immediatezza di alcuni richiami:

  • Dobbiamo renderci conto che il mondo va da un’altra parte; la Chiesa sta invecchiando e sembra non essere più capace di accogliere nessuno.
  • Il nostro impegno è per comunicare il Vangelo e, quindi, per vivere esperienze che possano arrivare al cuore delle persone.
  • È emerso il desiderio di camminare insieme, per essere sempre più diocesani.
  • Abbiamo bisogno di lavorare ancora molto sulla vita ecclesiale, nell’ottica della pastorale integrata.
  • Il discernimento comunitario deve quindi diventare uno stile di vita affinché i nostri occhi si aprano a Cristo che già ci cammina accanto, come avvenne per i due discepoli di Emmaus.
  • Dobbiamo conoscere e costruire insieme quello che facciamo per il bene di tutti coloro che sono nel nostro territorio, senza cedere alla tentazione di vivere la Chiesa come un “circolo privato”.
  • Merita, allora, una particolare attenzione la operatività degli Organismi di partecipazione e di comunione, chiamati a vivere e testimoniare in prima persona l’esperienza della sinodalità.
  • Si tratta di “organizzare la speranza”, per far scoprire a tutti la bellezza della fede, senza condannare chi non vive (ancora) questa esperienza umana.

 

  • FASE SAPIENZIALE

Sulla base di tali premesse, seguendo la metodologia suggerita dalle Linee Guida e dagli Orientamenti metodologici, abbiamo inteso valorizzare il ruolo del Consiglio Pastorale Diocesano al fine di sperimentare – già in questa fase sapienziale – una nuova operatività sinodale degli Organismi di comunione e partecipazione e degli Uffici di Curia.

Durante un primo incontro del CPD allargato alla partecipazione dei Direttori degli Uffici di Curia, sono state presentate le schede operative ed approfondite le modalità per il successivo discernimento a livello vicariale.

È stata quindi fortemente valorizzata la responsabilità delle Vicarie. Ogni Vicario Foraneo ha quindi organizzato dei gruppi di lavoro, aperti anche al contributo delle Parrocchie e di altri soggetti (ecclesiali ovvero esterni), al fine di elaborare le proposte operative sui due temi scelti, seguendo la metodologia indicata dalle Linee Guida e dagli Orientamenti metodologici nonché.

Nel contempo è stato calendarizzato anche un incontro di approfondimento tra i Vicari Foranei ed i Direttori degli Uffici di Curia, sempre al fine di elaborare – anche alla luce di quanto emerso dai laboratori vicariali – le proposte operative sui nuclei tematici scelti. Le esperienze e le operatività degli Uffici di Curia hanno così contribuito a delineare gli snodi più rilevanti del percorso sinodale.

Le rispettive restituzioni sono state infine oggetto di un ulteriore discernimento da parte del CPD, sempre allargato alla partecipazione dei Direttori di Curia, per la elaborazione definitiva delle proposte diocesane vagliate dall’Arcivescovo e compendiate nella presente Restituzione.

 

I lavori, che hanno condotto allo studio delle proposte per la Fase profetica, sono stati quindi modulati in modo tale da favorire un’esperienza di verifica circolare tra i vari livelli rappresentati nel Consiglio (diocesano, vicariale e parrocchiale) e porre da subito le basi per una conversione sinodale delle strutture (in particolare, degli Organismi di comunione e partecipazione nonché degli Uffici di Curia).

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Contemporaneamente, l’intera Comunità diocesana – attraverso l’ampia partecipazione delle Parrocchie, delle Confraternite e di tutte le Aggregazioni laicali – ha ulteriormente approfondito il tema attraverso il tradizionale appuntamento della Settimana della Fede, giunta quest’anno alla sua 52ma edizione. La rassegna di incontri, dal titolo “Per una Chiesa Sinodale”, conclusasi con la concelebrazione eucaristica presieduta venerdì  01 marzo u.s. da S.E. Mons. Ciro Miniero – Arcivescovo Metropolita di Taranto, ha visto l’avvicendarsi di illustri relatori chiamati ogni giorno a condividere lectio e testimonianze pertinenti (il 26 febbraio u.s. “Speranza”, Don Eugenio Nembrini – Accompagnamento spirituale dell’associazione dei Quadratini&Carità; il 27 febbraio u.s. “Partecipazione”, Don Giuseppe Bonfrate – Consultore della segreteria Generale del Sinodo e Presidente delegato della Assemblea Sinodale; il 28 febbraio u.s. “Comunione”, Prof. Ignazio Punzi – Psicologo di comunità; 29 Febbraio u.s. “Missione”, Padre Giovanni Battista Zampini – Missionario Saveriano).

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Il Cammino sinodale della nostra Comunità è stato peraltro segnato dall’avvicendamento tra l’Arcivescovo (emerito) S.E. Mons. Filippo Santoro ed il suo successore dal 22 luglio 2023, S.E. Mons. Ciro Miniero, già Coadiutore. La continuità pastorale, nel pieno sostegno a questa esperienza, si è anche avvalsa dell’approfondimento sapienziale offerto dalle riflessioni del compianto Arcivescovo (già) Emerito S.E. Mons. Benigno Luigi Papa, scomparso il 6 marzo 2023. La sua pubblicazione “A scuola di sinodalità negli atti degli Apostoli” è stata infatti presentata postuma alla Comunità cittadina nel mese di novembre 2023 e ha contribuito ad animare con profondità il discernimento diocesano insieme alla “Relazione di Sintesi della prima sessione della XVI Assemblea generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi” e a tutti i testi biblici e conciliari consigliati dagli Orientamenti metodologici per il discernimento della fase sapienziale nelle diocesi.

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Il discernimento comunitario, così vivificato, ha fatto registrare significative convergenze attorno a tre direttrici:

  1. Formazione ed Educazione
  2. Sinergie e Processi
  3. Ministeri e Liturgia

 

La Parrocchia si conferma il “quartier generale della missione”[2], «segno della presenza di Dio nel territorio» (AG 15) che annuncia e realizza ciò che annuncia. La comunità dei battezzati è chiamata ad offrire anche – e soprattutto – a coloro che sono lontani e se ne sentono estranei la testimonianza di un “cenacolo di fraternità”; dove la stessa liturgia è il luogo privilegiato in cui si vive e si apprende la sinodalità della Chiesa, attraverso la convergenza dell’azione di tutte le figure ministeriali verso l’incarnazione del Mistero di Cristo Risorto.

 

Se la ragione d’essere della presenza della Chiesa nel mondo è la sua missionarietà, la testimonianza evangelizzatrice richiede al popolo di Dio e ad ogni cristiano che Egli ha scelto e mandato: rispetto per ogni persona umana; promozione dei rapporti di reciprocità; comunicazione dell’esperienza di vita nuova ricevuta in dono; apertura (al dialogo, alla condivisione economica, alla partecipazione missionaria); valorizzazione dei Consigli di partecipazione ecclesiale (Consiglio presbiterale; Consiglio pastorale diocesano; Consiglio pastorale vicariale; Consiglio pastorale parrocchiale; Consiglio degli affari economici), affinché  essi perdano ogni connotazione burocratica e recuperino l’identità di luoghi di comunione, in cui la carità cristiana opera attraverso la corresponsabilità concreta.

 

La comunicazione è vita stessa della Chiesa; ma la Chiesa, prima di parlare, ascolta, contempla, prega. Il bisogno umano, oggi più che mai, reclama una presenza che aiuti a ritrovare il centro dell’esistenza, anche attraverso una comunicazione intraprendente, frutto di una formazione adeguata, ma sempre accogliente, paziente e misericordiosa. Soprattutto “incarnata”, vivendo il Vangelo in quella pratica riconoscibile che Papa Giovanni Paolo II chiamava “misura alta della vita cristiana ordinaria” (NMI 33), che diventa pane spezzato per chi ci incontra.

 

  • VERSO LA FASE PROFETICA

Le richiamate questioni, poste dagli ascolti della fase narrativa, si sono consolidate nelle convergenze maturate attraverso il discernimento vissuto, in questa fase sapienziale, nei vari livelli della Comunità diocesana. Le stesse hanno infine condotto alla formulazione di alcune semplici proposte operative per la vita della nostra Arcidiocesi ma che, per l’opera dello Spirito che le ha suscitate, possono anche essere un piccolo seme per tutta la Chiesa.

 

Come anticipato, esse ruotano attorno alle tre citate direttrici.

 

  1. FORMAZIONE ed EDUCAZIONE
    • Puntare su una formazione adeguata e mirata dei presbiteri, per orientarsi con competenza in questo cambio d’epoca e poter avere gli strumenti per discernere i tempi in cui viviamo.
    • Coinvolgere nella formazione anche i laici, per meglio motivarli alla missionarietà ma anche alla corresponsabilità gestionale (materiale ed economica) delle Strutture.
    • Implementare percorsi di formazione “congiunta” laici-presbiteri, aperti ad una maggiore e più riconoscibile presenza femminile.
    • Attuare in modo condiviso nuove metodologie esperienziali di iniziazione/educazione alla fede che coinvolgano le famiglie, per superare definitivamente il modello “para-scolastico”.
    • Rilanciare la “Scuola della Parola” e attivare “Percorsi di Sinodalità”, per recuperare ed accrescere la dimensione costitutiva della Chiesa.

 

  1. SINERGIE e PROCESSI
    • Migliorare i canali di comunicazione interna in ambito diocesano e vicariale, per favorirne la diffusione capillare talvolta «ostacolata» perfino dallo scetticismo personale dei presbiteri.
    • Partire dagli Organismi esistenti ma “de-clericarizzare” gli Uffici, valorizzandone soprattutto la dimensione pastorale e puntando sulla forza attrattiva dei “testimoni” e dei ”carismi”.
    • Favorire la partecipazione alle scelte pastorali nonché il coordinamento operativo tra le Strutture e di queste con il livello parrocchiale, anche mediante la calendarizzazione di incontri diocesani (almeno 3 all’anno, con l’intervento dei Direttori degli Uffici di Curia, dei Vicari Episcopali e Foranei) in cui mettere a tema le priorità dell’anno pastorale e concordare anche l’agenda degli appuntamenti più significativi; per poi verificare l’andamento del cammino così condiviso con l’Arcivescovo. Questo processo implica altresì la necessità che l’Arcivescovo individui i soggetti a cui affidarne l’impulso e la verifica.
    • Decentrare nei Comuni della Diocesi l’operatività degli Uffici di Curia e prevedere processi di rendiconto ed accompagnamento tra i diversi livelli pastorali (diocesano, vicariale, parrocchiale)
    • Armonizzare le esperienze vicariali, curandone la “mappatura” e la comunicazione circolare.
    • Proporre missioni di apostolato nei quartieri (come già avviene, ad es., per i “condòmini missionari”), auspicando l’apertura a tutte le realtà del territorio (luoghi di lavoro, istituzioni, centri di cultura etc.) “oltre” i recinti dei soli parrocchiani: per vivere la Comunità come una “famiglia di famiglie” e per poter incontrare la “Santità della porta accanto”.
    • Alleggerire gli impegni amministrativi dei parroci mediante il crescente coinvolgimento di laici competenti.
    • Valorizzare la sinergia diocesana, favorendo la formazione di “task force” vicariali per supportare le realtà più sguarnite, anche attraverso la condivisione di risorse e strutture.
    • Condivisione delle buone pratiche: catechesi esperienziali; condòmini missionari; attività interparrocchiali; offerte formative vicariali; centri di ascolto vicariali.

 

  1. MINISTERI e LITURGIA
    • Istituire nuovi ministeri di “ascolto, accompagnamento e consolazione”, modulandoli per ambiti missionari (famiglia; scuola, luoghi di cura ed RSA; carceri; emarginazioni; etc.) ma facendo attenzione a scongiurare il rischio di inutili duplicazioni.
    • Vivere le celebrazioni anche all’interno delle famiglie, recuperando maggiore consapevolezza della dimensione domestica nonché l’affezione alla Liturgia delle ore e all’uso dei “messalini”.
    • Favorire le attività e le celebrazioni interparrocchiali, affidandone anche l’animazione ed il mandato pastorale alle diverse aggregazioni laicali presenti.
    • Ripensare alla liturgia in chiave “formativa” affinché diventino più comprensibili per tutti i passaggi del gesto supremo della Comunità, senza comunque trascurare le potenzialità ancora inespresse della attuale Pastorale liturgica e degli ambienti di vita.

 

  • PER CONTINUARE IL DINAMISMO ECCLESIALE

Il cammino proposto in questi anni è stato per l’intera Arcidiocesi una vera “scuola” di sinodalità. L’incontro di Cristo con la nostra vita è continuamente sfidato dalle tentazioni mondane, che minano l’unità stessa della Chiesa; ma, come ci documenta l’icona di Emmaus, nello smarrimento di fronte al calar della sera, l’unica possibilità per non perdere il passo e imboccare la strada giusta è riconoscere il segno di una presenza carica di significato per la propria esistenza: «Non ci ardeva forse il cuore mentre ci parlava per la strada?» (Lc 24,32).

Alla luce di questo, rispondendo alla richiesta di condividere un esempio di buona pratica che aiuti a tenere vivo il dinamismo sinodale e missionario, richiamiamo innanzitutto quello che – come già evidenziato nella sintesi dello scorso anno – ci sembra essere tra i frutti più significativi di questa esperienza di partecipazione: il metodo della verifica della pertinenza della fede alle esigenze della vita (personale e comunitaria). Solo attraverso quella che è altrimenti definita la “cultura del rendiconto”[3] è infatti possibile accorgersi di Chi ci mette insieme, ci accompagna lungo la strada e ci fa ardere il cuore mentre camminiamo.

 

  • Una prima buona pratica, che è in corso di realizzazione anche nelle dinamiche delle strutture, è allora proprio l’attivazione di processi comunitari che consentano di verificare le modalità di esercizio delle responsabilità, dei singoli quanto degli Organismi di partecipazione.

 

  • In questa ottica, è certamente degna di attenzione anche la sperimentata operatività “integrata” del Consiglio Pastorale Diocesano, i cui incontri sono stati arricchiti dalla presenza dei Direttori degli Uffici di Curia. La partecipazione così allargata, anche attraverso il diretto coinvolgimento dei Vicari Foranei e dei Vicari Episcopali, ha consentito di avviare una lenta, quanto progressiva e reale, conversione degli Organismi, in cui si sta già registrando – dopo l’iniziale attrito – una inattesa vitalità.

 

In ambito pastorale, alla luce del discernimento compiuto, si segnalano altresì due realtà già ampiamente sperimentate in alcuni contesti parrocchiali e che sono riconosciute come buoni frutti per l’intera Comunità:

  • Percorsi esperienziali di iniziazione alla fede e di catechesi familiare. La proposta si connota per il superamento del modello “para-scolastico” e permette all’intera Comunità educante di introdurre i bambini ed i ragazzi alla realtà attraverso un percorso di verifica esistenziale, che valorizzi l’io – in azione nel rapporto con l’altro da sé e, quindi, con l’Altro.

 

  • Condòmini missionari. L’esperienza vede l’istituzione della figura del “condòmino missionario” (declinabile anche nella forma di “famiglie missionarie”) che, attraverso una presenza riconoscibile in ogni realtà del territorio parrocchiale, aiuta a mappare il bisogno e a facilitare l’incontro tra le persone, per rafforzare le relazioni comunitarie e favorire la partecipazione alla missione del Popolo Santo di Dio.

 

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Giunti a questa tappa del cammino, ci è ancora più evidente che è lo Spirito Santo a guidarci “dove Dio vuole e non dove ci porterebbero le nostre idee e i nostri gusti personali”[4].

Per questo confidiamo che la condivisione delle buone pratiche e qualsivoglia nuova frontiera a cui ci spingerà la fase profetica sia vissuta come occasione per farci crescere nella appartenenza a Cristo e nella Sua comunione con il Padre nello Spirito Santo. «Più saremo vicini a Cristo, più saremo uniti tra noi»[5] ; diversamente non sarà solo minata l’Unità della Chiesa ma la stessa verità ultima della persona uman

[1] In occasione della quale, dopo aver condiviso “sintesi e tappe del cammino sinodale diocesano vissuto nella fase sapienziale”, si è sperimentato un confronto comunitario molto partecipato, anche mediante l’elaborazione della scheda metodologica “0” di introduzione allo stile di discernimento proposta dai citati Orientamenti.

[2] Cfr. Benigno Luigi Papa, A scuola di sinodalità negli atti degli Apostoli, Cit., Edizioni Viverein, p.215. Alcuni spunti di riflessione tratti dal saggio sono compendiati in questa parte della Restituzione diocesana in quanto ben documentano i criteri di ispirazione e giudizio mutuati nella esperienza sinodale in atto nella nostra Arcidiocesi.

[3] Cfr. Relazione di Sintesi della prima sessione della XVI Assemblea generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Cit., p.23

[4] Sua Santità Papa Francesco, Momento di riflessione per l’inizio del percorso sinodale, Aula nuova del Sinodo – Roma 09 ottobre 2021

[5] Cfr. Omelia del Santo Padre Francesco, Piazza San Pietro-Roma, 30 settembre 2023 – Veglia ecumenica di preghiera per l’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.